Prospettive, difficoltà, sogni di ragazze e ragazzi: Spazio Pubblico ha approfondito in questi mesi il tema della condizione giovanile. Il Presidente Mattarella nel discorso di fine anno ha parlato in modo accorato di giovani e futuro. Abbiamo intervistato sull’argomento Ilvo Diamanti, sociologo, politologo e saggista italiano che ha messo in luce i rischi che corre un Paese che non riesce a guardare al futuro.
Professor Ilvo Diamanti: la società è sempre più polarizzata. Qualsiasi tema rischia di essere divisivo e dar luogo a fazioni. Si tende sempre a schierarsi, a mettersi l’uno contro l’altro piuttosto che cercare un sano confronto. Dei social network, della politica, dei mass media, di noi tutti: di chi è la colpa?
Noi siamo un Paese segnato da fratture, da un punto di vista politico e sociale. Tutta la Prima Repubblica l’abbiamo vissuta segnata da un Muro, – il Muro di Berlino – la frattura anticomunista che è durata fino alla fine della Prima Repubblica. Dopo è sorto un altro muro eretto abilmente da Berlusconi, io l’ho chiamato il Muro di Arcore, che ha detto: “da una parte i comunisti, dall’altra noi”. Sostanzialmente si è sostituito ai partiti che avevano governato nella Prima Repubblica. Poi tutti questi muri sono finiti all’inizio dello scorso decennio ed è prevalsa un’altra logica, quella della sfiducia che negli ultimi anni è stata a sua volta rimpiazzata dalla paura. Si vota “contro”, più che “per”. Il partito che ha avuto più successo nello scorso decennio è stato il Movimento 5 stelle che per propria definizione è un non partito, tanto è vero che quando è diventato partito ha perso l’appeal che aveva. La Lega era nata come partito della Padania e poi ha avuto successo perché si è valorizzato come alternativa al Movimento 5 Stelle ed è diventato “partito contro”. Non è un caso che alla fine del decennio scorso abbia raggiunto le misure del Movimento 5 Stelle.
E queste fratture come si sanano?
Non è un fenomeno solo italiano: anche in Francia ci sono state fratture di questo genere. Nel nostro Paese abbiamo avuto sia la frattura “politica” che quella territoriale, cioè la questione meridionale. Una frattura che è rimasta, sia ben chiaro. La ricerca dell’avversario da cui specificarci è nel nostro dna sociale e politico. Noi ci specifichiamo rispetto a qualcuno. In questo caso la ricerca dell’altro è continua: la Lega di Salvini ha sollevato la questione nazionale degli “altri”, gli immigrati, lo straniero, e infatti nel momento in cui la questione dello straniero ha perso rilievo – oggi ben più dello straniero preoccupano i virus, la guerra – anche la Lega è finita sotto il 10%. Non era mai successo. La verità è che abbiamo bisogno dell’altro per capire chi siamo noi.
Come vede i giovani, oggi, in Italia?
I giovani hanno un grande problema: sono una generazione “altrove”. Se possono, se ne vanno. Siamo il Paese più anziano d’Europa. Abbiamo il minor tasso di natalità e un’età media intorno ai 50 anni. E siamo un Paese che si adegua a questo, allungando l’età considerata della giovinezza in maniera spropositata.
Fp Cgil ha presentato un Piano di assunzioni per 1,2 milioni di persone nel pubblico alla luce dei pensionamenti (700 mila entro il 2030) e gli effettivi fabbisogni. Obiettivo: salvare i servizi ai cittadini. Uno Stato che non investe è uno Stato che non sembra credere in se stesso…
La politica dovrebbe certamente occuparsene. Se il peso demografico dei giovani è quello detto prima, ciò corrisponde al peso elettorale. I giovani contano poco. La questione su cui bisogna puntare è che i giovani sono il futuro, non sono il presente. Mentre noi siamo schiacciati sul presente. Il messaggio è uno solo: dobbiamo “rassegnarci” al futuro, che significa investire sui giovani. Se non lo facciamo, diventeremo una grande casa di riposo nazionale. Quando si è giovani si ha un futuro, e se si vuole investire in un futuro per tutti bisogna puntare sui giovani per alimentare la speranza. Per noi. Per i nostri figli. Per il nostro Paese.
di Valerio Ceva Grimaldi e atteo Mercuri