Al via il bando per le Comunità energetiche nel Lazio. L’assessore Lombardi: “PA protagonista della rivoluzione energetica” 

Al via il bando per le Comunità energetiche nel Lazio. L’assessore Lombardi: “PA protagonista della rivoluzione energetica” 

A disposizione un milione di euro complessivi per finanziare gli studi di fattibilità tecnico-economica, domande da presentare entro il 21 febbraio

Lo sviluppo dell’autonomia energetica è un tema sempre più attuale e si moltiplicano le iniziative che intendono investire sul risparmio energetico e l’autoproduzione. Nel Lazio è stato appena pubblicato un bando per sviluppare le Comunità energetiche: per ciascuna domanda il sostegno va da un minimo di 6 mila ad un massimo di 13 mila euro. La domanda va presentata on line dal soggetto promotore (ovvero dal Rappresentante legale della Comunità Energetica Rinnovabile, CER) entro le ore 18 del 21 febbraio 2023 sulla piattaforma GeCoWEB Plus. Anche la Cgil è da tempo attiva in quest’ambito e proprio di recente, in collaborazione con la Regione Lazio e l’Università La Sapienza di Roma, ha promosso un evento per approfondire il tema delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER). A margine di quest’incontro abbiamo parlato con l’Assessore alla transizione ecologica e digitale della Regione Lazio, Roberta Lombardi, del ruolo strategico dell’amministrazione pubblica in questo percorso di sviluppo green, e delle iniziative attivate sul territorio del Lazio.

Assessore, come sta proseguendo il percorso di diffusione delle Comunità Energetiche nel territorio laziale?

Abbiamo iniziato circa un anno fa un percorso di animazione nel nostro territorio attraverso la collaborazione con il Dipartimento di ingegneria meccanica aerospaziale della Sapienza. L’obiettivo è quello di sensibilizzare le persone sulle opportunità offerte dalle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), uno strumento rivoluzionario nel modo di produrre e consumare energia. Ora abbiamo tante realtà che hanno appena intrapreso il processo di avviamento e si stanno riunendo in assemblee pubbliche. Altre sono ad uno stadio più avanzato e stanno svolgendo gli studi di fattibilità. Alcune invece sono già costituite. Complessivamente sono un centinaio le Comunità Energetiche che stanno nascendo nel territorio. Questo è il frutto di un lavoro capillare, fatto di incontri nei vari Comuni con Sindaci e cittadini. Da pochissimo, inoltre, è stato pubblicato il primo bando regionale che stanzia risorse per finanziare le spese per gli studi di fattibilità tecnico-economica finalizzati alla realizzazione delle CER. 

Qual è il ruolo dell’Università La Sapienza in questo progetto? 

La Sapienza è il nostro partner scientifico. Quella delle CER è una realtà nuova e i docenti e ricercatori con i quali stiamo collaborando stanno svolgendo un’attività di studio, verifica tecnica e rilevazione dei dati. La partnership è virtuosa perché permette alla Regione Lazio di relazionarsi con le amministrazioni pubbliche locali, soprattutto con i piccoli Comuni i quali non dispongono delle competenze per andare a svolgere lavori simili, e aiutarle nel processo di costituzione di una Comunità Energetica. 

Sarà possibile favorire la nascita di CER che comprendano uffici pubblici e case private?

Assolutamente sì, uno dei pregi di questo strumento sta proprio nella sua flessibilità e nella sua possibilità di adattarsi alle esigenze di ogni realtà. Tra le 100 Comunità Energetiche di cui parlavamo, infatti, ce ne sono alcune che hanno i Comuni tra i loro utenti. Ci sono casi in cui i Sindaci stanno mettendo a disposizione impianti finanziati da vecchi programmi energetici e mai attaccati alla rete; alcuni, per esempio, sono ubicati proprio sopra le scuole comunali. Quindi la Pubblica Amministrazione può e deve assolutamente essere la protagonista di questa rivoluzione. 

Una città come Roma potrà mai essere alimentata esclusivamente attraverso la produzione di energia 100% rinnovabile? 

È chiaro che non basterà solo la diffusione delle Comunità Energetiche per una città complessa come Roma. Il vecchio modello della grande centrale, che serve un grande agglomerato di persone come era la centrale a carbone di Civitavecchia per la Capitale, oramai è superato. Era un modello che si fondava sulle fonti fossili, di cui abbiamo constatato la scarsità e il grave impatto sui cambiamenti climatici. Il modello del futuro è quello di generazione diffusa dell’energia. La conversione alle rinnovabili di una città come Roma passerà quindi attraverso un utilizzo di varie fonti rinnovabili ubicate su tutto il territorio della regione Lazio. Non ci sarà più un sistema di produzione dell’energia grande, centrale e unidirezionale, bensì un sistema a rete costituito da tanti punti di produzione e consumo dell’energia.  

 

di Matteo Mercuri