Treu: “Coinvolgere i lavoratori nei processi d’innovazione tecnologica”

Treu: “Coinvolgere i lavoratori nei processi d’innovazione tecnologica”

Il Presidente del CNEL: è in atto un ‘salto di scala’, la transizione al digitale

Come tutti gli altri settori della società, anche quello del lavoro è soggetto ad un profondo processo di digitalizzazione ed innovazione che sta incidendo nelle modalità di produzione, nell’efficienza e nella sicurezza nei luoghi di lavoro. Con il Presidente del CNEL Tiziano Treu abbiamo approfondito il tema, delineando le priorità da affrontare.

Il Ministero del Lavoro ha lanciato “Sicuri, insieme, si deve”, una campagna di sensibilizzazione sulla sicurezza sul lavoro. Quali crede che siano le criticità sulle quali è prioritario intervenire?

Il tema della sicurezza è critico in sé. Al verificarsi di riprese produttive come quella attuale – quando l’intensificazione dei controlli non tiene il passo –  spesso coincide un aumento degli infortuni. Negli ultimi anni, specie dopo la pandemia, stiamo assistendo ad un cambiamento radicale delle strutture produttive e dello sviluppo, degli obiettivi e della formazione necessaria. Sta accadendo quello che si verificò nella prima metà del secolo scorso con il passaggio dall’agricoltura all’industria; oggi stiamo assistendo alla transizione al digitale. Quando ci sono questi salti di scala, tutte le persone coinvolte nel mondo del lavoro fanno fatica ad adeguarsi e si verifica un aumento quasi fisiologico delle malattie e degli infortuni. Spesso si fa più attenzione a quest’ultimi, ma dovremmo invece considerare il diffondersi delle patologie legate alla modernità come lo stress e la depressione. Lo smart working, ad esempio, ha senz’altro aspetti positivi ma è anche causa di problemi come questi. Il decreto 81/2008 è ancora la normativa vigente in materia di salute e sicurezza sul lavoro e non sono il solo che da tempo sostiene che ne vada discussa una nuova che affronti queste emergenze con il coinvolgimento di INPS, INAIL e parti sociali.

Oltre alla sensibilizzazione culturale e ai controlli con gli ispettori del lavoro, ritiene sia utile investire sull’innovazione tecnologica per contrastare la piaga degli incidenti sul lavoro? 

L’innovazione tecnologica è già all’attenzione di una direttiva europea. Tutte queste nuove forme di intelligenza artificiale, digitalizzazione e nuovi modi di produrre devono essere controllate da una nuova frontiera della partecipazione dei lavoratori nelle imprese. Come i problemi attinenti alla qualità del lavoro e alle discriminazioni sui luoghi di lavoro, ci sono anche quelli legati a come queste tecnologie debbano essere installate e verificate nelle loro implicazioni in modo che non rechino danni. Su questo ci deve essere un controllo capillare, sia pubblico che sociale.  

Nel corso della sua carriera e delle sue esperienze come ha visto cambiare l’approccio al tema della sicurezza sul lavoro?

Il testo unico 81/2008 è stato il frutto di anni di lavoro. C’è stata una presa di coscienza collettiva da parte del settore pubblico e delle parti sociali che ha portato ad un provvedimento che ha preso la questione sicurezza in senso più comprensivo. Si è agito sulla prevenzione, sui controlli, sulla partecipazione e sulla sicurezza degli ambienti di lavoro; una maturazione notevole che ha comportato una diminuzione graduale degli infortuni. Adesso siamo di fronte all’interruzione di questa tendenza positiva. Al nuovo salto tecnologico e organizzativo deve conseguire un nuovo processo di riconsiderazione di questo tema con la partecipazione di tutte le componenti che possono dire qualcosa in merito, quindi anche i lavoratori. Un processo già cominciato nel periodo del Covid e che adesso deve essere finalizzato.

Aumentano le denunce di infortunio sul lavoro del 47,7% (rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), specialmente nei settori dei trasporti, della sanità e assistenza sociale, e nel settore alberghiero e della ristorazione. Come spiega questo dato?

Questo dato dimostra che il problema non è legato soltanto alle nuove tecnologie. Abbiamo ancora delle lacune nelle tradizionali attività come l’agricoltura e l’edilizia e sono necessari mobilitazioni e controlli per evitare che si ripetano incidenti come quelli di 50 anni fa. Sicuramente molti problemi sono figli del lavoro nero, irregolare e precario. In questi casi il problema va affrontato a monte, costruendo delle condizioni che favoriscano il lavoro regolare e stabile. Il PNRR sta facendo qualcosa in questa direzione, ma siamo ancora in una fase di transizione.

 

Matteo Mercuri