Quarantatre anni fa veniva istituito il Servizio Sanitario Nazionale, grazie alla Legge 23 dicembre 1978, n. 833. Con essa viene sancito il concetto di salute intesa come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività in modo universale, affondando le proprie radici nell’articolo 32 della Costituzione, che recita:
“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
Il Servizio Sanitario nazionale poggia i suoi principi su tre pilastri caratterizzanti: universalità, uguaglianza e globalità. L’universalità consiste nella cura e tutela dell’individuo e di tutta la collettività, l’uguaglianza si trova nella cura di ogni persona senza fare distinzioni economiche o sociali, mentre la globalità nella cura e il mantenimento della salute fisica e psichica.
Ai principi fondamentali si affiancano quelli “organizzativi”. Tra questi, la “centralità della persona” e di tutti i diritti esercitabili dal cittadino. Altrettanto importante, d’altra parte, la “valorizzazione della professionalità degli operatori sanitari”. E infine l’”Integrazione sociosanitaria”, ovvero l’integrazione dell’assistenza sanitaria con l’assistenza sociale, garantite anche per lunghi periodi, con continuità tra cura e riabilitazione.
Dopo 43 anni, e in una situazione di emergenza sanitaria così delicata, è importante ribadirlo: la salute è un diritto di tutti, dell’individuo e di tutta la collettività. Tutti devono poter accedere alle cure, nessuno deve rimanere indietro. Dobbiamo prenderci cura di noi e di tutti, nessuno escluso.