Dieci canzoni, altrettante narrazioni di cosa significhi essere giovani. Dai primi amori e tradimenti, passando per le mode del nostro tempo, fino alla preoccupazione per un futuro incerto, con lavori precari e un senso di abbandono.
Dagli anni ‘70 ad oggi, dal pop al rock, ogni artista ha saputo raccontare la sua idea di gioventù. E noi stiamo ad ascoltare.
- (1979) Albachiara, Vasco Rossi
Protagonista è una ragazza, timida, poco appariscente, acqua e sapone, studiosa al punto di “vergognarsene” perché – si sa – nella visione adolescenziale i libri non sono di moda. Alla fine del brano Vasco Rossi, con la sfacciataggine che lo caratterizza da sempre, ribalta la narrazione e la fa esplodere in un atto contrario, “rivoluzionario” all’idea borghese e convenzionale della brava stuedentessa: l’autoerotismo.
- (1993) Farewell, Francesco Guccini
Il grandissimo Guccini, con una poesia in musica, ripercorre i momenti unici di una relazione dei vent’anni. Dai primi sorrisi raggianti e le esperienze piene di vita e di energia, all’evoluzione del rapporto con i primi dubbi e tentennamenti (“Non fu facile volersi bene, restare assieme o pensare d’avere un domani, stare lontani”). Fino alla conclusione di quella relazione, ricordo oramai ingombrante tra tanti ricordi di storie passate (“Ma ogni storia ha la stessa illusione, sua conclusione. E il peccato fu creder speciale una storia normale”). Guccini chiude il brano con una nota malinconica che spesso caratterizza l’amore: “Ogni volta che piangi e che ridi, non piangi e non ridi con me.”
- (1994) I giovani, Jovanotti
Con la sua solita maestria nell’uso di parole evocative, Jovanotti (il nome già dice tutto) dedica un sonetto alla vita nella gioventù. I giovani ribelli, omologati o anticonvenzionali, alla moda o “sfigati”. i giovani non più giovani che rifiutano di invecchiare, i giovani disoccupati, viziati, annoiati, i giovani delle statistiche dei telegiornali. I giovani del primo amore, delle amicizie tradite. “I giovani quali? Quelli più belli oppure i giovani quelli brutti? I ricchi? I poveri? I giovani cosa? I giovani che?”. L’autore del brano risponde con chiarezza: “I giovani tutti”.
- (1999) What’s my age again, Blink 182
Un brano rock che riflette sui comportamenti adeguati ad un ragazzo che ha iniziato il suo percorso per diventare un uomo. Come dovrebbe comportarsi un ragazzo di 23 anni? Il protagonista del brano rifiuta la maturità e rivendica la sua gioventù, dove le regole, quelle dei “grandi”, possono aspettare. “No one should take themselves so seriously, with many years ahead to fall in line. Why would you wish that on me? I never wanna act my age”. (tradotto: “Nessuno dovrebbe prendersi troppo sul serio, con i tanti anni davanti per seguire le regole. Perché desidereresti questo per me? Non voglio comportarmi da persona matura”). E un interrogativo che si ripete nel brano e ne dà il titolo: “What’s my age again?” (“Qual è la mia età?”).
- (2008) Charlie fa surf, Baustelle
Una caricatura dei giovani del suo tempo, quindicenni “fatti”, di sostanze, di metal, di skate e di porno. Giovanni in realtà fatti di mode e omologazioni che danno loro l’illusione di essere “diversi”, trasgressivi, alternativi. Giovani che si sentono onnipotenti ma in realtà catturati dalle gabbie della società, e svuotati del loro individualismo.
- (2011) Notte prima degli esami, Antonello Venditti
Immancabile in questa lista, il pezzo che ha reso celebre l’omonimo film. Venditti racconta la notte prima degli esami, quella notte d’estate intrisa di paura ed elettrizzante iperattività che nessuno maturando scorderà mai.
- (2015) Wake up, Rocco Hunt
Quella di Rocco Hunt è una esplicita denuncia, contro la politica e i salotti televisivi, parodia di se stessi, contro un’Italia che cade letteralmente a pezzi, insieme ai suoi ponti, i palazzi, le autostrade, e che ha totalmente abbandonato il Sud. Il brano è la denuncia gridata da una generazione – quella degli anni ‘80 e ‘90 – privata del futuro, di un buon lavoro, di una prospettiva.
- (2016) I giovani d’oggi, Ex-Otago
Quante volte abbiamo sentito dire: “I giovani d’oggi non valgono un cazzo”?. Ma il gruppo risponde: “Se i giovani d’oggi valgono poco, gli anziani cosa ci hanno lasciato?”. Un’invettiva contro una generazione, quella dei propri genitori, che ha lasciato solo macerie, dai partiti che sono “scatole vuote” a mastodontiche opere pubbliche da completare.
- (2018) Il fuoco in una stanza, Zen Circus
Un brano che vuole disorientare, che con effetto contrastante racconta immagini molto dolci e al tempo stesso molto dure. Una rappresentazione del mondo interiore dei giovani: il rapporto con se stessi, con la famiglia, con la collettività e, soprattutto, con la solitudine. “Non basta una città intera per sentirti meno sola. Libero cos’è per chi libero non è?”.
- (2021) Vent’anni, Maneskin
Sembra quasi autobiografico il brano dei Maneskin che confessa la preoccupazione di voler lasciare una traccia di sé nel mondo, di non essere dimenticati tra tanti anche se “c’hai solo vent’anni”. Ma non servono diamanti, “sarai qualcuno se resterai diverso dagli altri”. Ecco la chiave per l’immortalità.