Comunità Energetiche Rinnovabili: nuove prospettive per i giovani, il lavoro e la solidarietà

Proseguono senza sosta sia lo sviluppo che la diffusione delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER). Secondo i dati raccolti dal GSE ad oggi in Italia si contano 154 forme di energia condivisa, tra comunità energetiche rinnovabili e configurazioni di autoconsumo collettivo. Un numero importante ma, come denuncia Legambiente nel recente report 2024 dedicato alle CER, avremmo potuto averne 400 in più, che avrebbero visto il coinvolgimento di centinaia di famiglie, imprese ed amministrazioni pubbliche. 

La causa di questo ritardo, per Legambiente, sarebbe da imputare al ritardo normativo relativo agli incentivi per la costituzione delle CER. Un ritardo di 1 anno e 7 mesi definito “inaccettabile” dall’associazione ambientalista. Infatti, solo lo scorso 23 gennaio ha visto la luce il decreto attuativo sulle modalità di incentivazione per l’energia condivisa. 

Gli incentivi  

Per tutte le CER sono previsti due diversi tipi di incentivi. Il primo consiste in una tariffa vantaggiosa sull’energia prodotta da fonte rinnovabile e autoconsumata nei vent’anni successivi all’entrata in servizio di ciascun impianto. In particolare, tale tariffa è compresa tra i 60 e i 120 euro al megawattora, a seconda della taglia dell’impianto e del valore di mercato dell’energia.    

L’altro tipo di incentivo è reso possibile grazie al Pnrr, che ha permesso di stanziare 2,2 miliardi per i piccoli Comuni. Questo prevede un contributo a fondo perduto previsto per le sole CER i cui impianti di produzione si trovano in Comuni con meno di 5000 abitanti. Tale sostegno è pari al 40% del costo dell’investimento ed è stato reso possibile grazie alle risorse del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).  

Le belle storie  

Tantissime Comunità Energetiche Rinnovabili, oltre ad avere i loro risvolti positivi per l’ambiente e per il risparmio economico garantito a chi vi partecipa, hanno belle storie da raccontare. Storie di solidarietà, di condivisione e socialità.   

Storie come quella de “Le Vele”, la prima comunità energetica solidale di Roma. Un progetto del Banco dell’energia cha ha installato un impianto fotovoltaico sulla copertura della Fondazione Istituto Leonardo Vaccari nel Municipio I di Roma. Qui, oltre ai cittadini, a partecipare è anche la scuola limitrofa l’associazione dei genitori “Il vento sulla vela”. Il progetto prevede anche attività di formazione e assistenza tecnica per rendere indipendente e autosufficiente il fabbisogno energetico di questa importante realtà che si occupa di ragazzi diversamente abili e dei loro familiari.   

Altrettanto particolare è la storia di CESLA (Comunità Energetica Scuola Ladina Asilo). Questa è stata costituita a Pozza di Fassa, in provincia di Trento, sulla base di un’idea e di un progetto degli stessi studenti. I fondi dei futuri incentivi verranno utilizzati per l’acquisto di materiale didattico.  

La società di servizi Garda Uno, invece, ha sviluppato il modello di Comunità energetica «area vasta» più grande d’Italia, aggregando 43 Comuni. La sinergia è tale per cui è possibile coinvolgere nella Comunità energetica anche chi ha una ridotta possibilità di installare impianti. I comuni che produrranno più energia di quella necessaria, infatti, la condivideranno con quelli che avranno una produzione minore. 

A Cagliari, infine, è da poco nata la prima CER. Questa sorge intorno ad una scuola materna e si diffonde sulle palazzine che la circondano, sui cui tetti sono stati collocati gli impianti fotovoltaici che producono energia da condividere tra i soci. La stessa scuola si avvale dell’energia autoprodotta per abbattere sensibilmente i costi energetici a carico del comune. 

La prospettiva  

Quello che per certi versi rimane critico è il livello di conoscenza rispetto alle CER. Se ne parla moltissimo, ma forse sono ancora poche le persone esperte di aspetti tecnici, oneri e benefici. Un fenomeno che non coinvolge solo i cittadini, ma talvolta anche le Pubbliche Amministrazioni. 

Negli ultimi decenni negli Enti Locali, all’interno di una generale e dannosa politica di disinvestimento nella P.A., sono via via venuti meno i ruoli più tecnici come geometri, ingegneri e periti industriali. In più, non c’è stato un adeguato ricambio generazionale che avrebbe permesso di immettere nuove competenze e rendere la P.A. sempre più pronta a rispondere alle nuove sfide della transizione ecologica e dello sviluppo green. Strategica, quindi, appare la necessità di investire sulle nuove competenze, e sulle assunzioni nella P.A., in particolare per i giovani.

Il momento è, infatti, cruciale; le CER rappresentano un’indiscussa e democratica opportunità di uscire dalla dipendenza dalle energie fossili partendo dal basso, coinvolgendo le comunità. Enti, associazioni, i sindacati e lo stesso GSE hanno attivato localmente degli sportelli per dare supporto ai cittadini che intendano intraprendere questo percorso. 

Le finalità sono quelle di replicare le best practices – come quelle che abbiamo raccontato – in maniera diffusa nella penisola. Tutto questo per guidare il Paese verso una transizione energetica giusta, equa e solidale. Un processo in cui la Pubblica amministrazione puo’ essere davvero protagonista. 

Una rivoluzione nella produzione di energia che, oltre a rispettare l’ambiente, punti ad aiutare i più fragili facendo quindi strada ai diritti, al lavoro e all’abbattimento dei costi economici. In una parola: al futuro.

 

Di Matteo Mercuri