Stranieri

Una fotografia della popolazione straniera in Italia

La presa del potere dei talebani in Afghanistan prima, e il conflitto in Ucraina poi, sono stati i principali eventi che hanno più inciso sulla ripresa del flusso migratorio verso l’Italia. Secondo il rapporto annuale dell’Istat al 1° gennaio 2022 gli stranieri residenti in Italia sarebbero 5.193.669, registrando un aumento rispetto al 2019 di 200 mila unità.  

Nella storia di migrazione verso il nostro Paese, dopo quella tra gli anni ‘70 e ‘80 e la più numerosa dei due decenni successivi, questa che stiamo attraversando è inquadrabile come la terza ondata migratoria, aggravata dalla crisi economica e dalle emergenze umanitarie. I migranti arrivati in cerca di protezione internazionale si sono aggiunti a una presenza straniera ormai radicata sul territorio e alimentata da flussi prevalentemente dovuti al ricongiungimento familiare. 

Dimensione e cause dei flussi migratori

Come riportato dal Dossier sull’immigrazione di Idos, l’Europa rimane il continente di destinazione preferito dai migranti: sono circa 93 milioni quelli ospitati tra i vari Stati. A seguire c’è il continente asiatico con 78 milioni e l’America con 74 milioni. Ma è anche vero il contrario e cioè che con 67 milioni di emigrati – dopo l’Asia (111 milioni) e prima dell’America (47 milioni, di cui 43 dall’America latina) – siamo tra le principali aree di origine dei migranti internazionali.  

Numero di immigrati ed emigrati per continente 

Il primo Paese dell’Unione Europea ad ospitare più residenti stranieri continua ad essere la Germania (circa 10,4 milioni, il 12,4% della popolazione complessiva) seguita a distanza da Spagna e Francia che ne contano circa 5,5 milioni. L’Italia è quarta con poco più di 5 milioni di residenti stranieri, l’8,4% della popolazione totale (in linea con la media UE). Questi primi 4 Paesi di immigrazione assommano il 70% delle presenze straniere nell’Unione. 

Ma quali sono i principali motivi per cui le persone si trasferiscono nel nostro Paese? L’ultimo decennio è stato caratterizzato sia dal radicamento sul territorio dei migranti giunti nei decenni passati, sia da un rilevante cambiamento dei flussi migratori in arrivo in Italia. Non solo gli ingressi di migranti si sono ridotti, ma hanno anche cambiato caratteristiche. Con un focus sui migranti provenienti da Paesi al di fuori dell’Unione Europea, si è assistito a una contrazione senza precedenti dei flussi per motivi di lavoro, a una sostanziale stabilità di quelli per ricongiungimento familiare ed a una improvvisa crescita degli arrivi di persone in cerca di protezione internazionale. 

Le principali cause dei flussi migratori negli ultimi anni 

In corrispondenza della cosiddetta “crisi dei rifugiati nel Mediterraneo” (2016-2017), gli ingressi per motivi familiari sono rimasti prevalenti. Questo è un chiaro segnale che – insieme ai nuovi arrivi causati da crisi politiche e guerre in varie parti del mondo, di cui la situazione dell’Ucraina è l’ultimo tragico esempio – è comunque proseguito il processo di stabilizzazione dei migranti arrivati nel corso degli anni sul nostro territorio italiano. 

Conformazione e principali occupazioni

Delle quasi 200 collettività estere presenti, solo 14 contano più di 100 mila residenti e le 10 più numerose coprono insieme il 63,3% del totale. I romeni, con 1,1 milioni di cittadini (22,7% di tutti i residenti stranieri), si confermano i più numerosi. Seguono albanesi (410 mila e 8,2%), marocchini (408 mila e 8,1%), cinesi (289 mila e 5,8%) ed ucraini (228mila e 4,5%). 

Le prime 10 comunità straniere più numerose residenti in Italia

Ma il calo della popolazione straniera appare particolarmente consistente soprattutto tra i soggiornanti non comunitari, che già nel 2019 avevano conosciuto una diminuzione annua di ben 101.600 unità (-2,7%) e che nel 2020 sono precipitati a 3.374.000: -242.000 e -6,7% rispetto al 2019 e addirittura -344.000 e -9,2% rispetto al 2018.

Questo fenomeno ha evidenti ricadute soprattutto nel mondo del lavoro. Sono tante, infatti, le aziende agricole ed edili, gli alberghi, i ristoranti e in generale gli imprenditori che lamentano una cronica mancanza di manodopera. Se da una parte misure di sostegno come il Reddito di Cittadinanza hanno incentivato le persone a non accettare più retribuzioni ritenute troppo basse, dall’altra anche la graduale decrescita della popolazione straniera ha contribuito alla carenza di personale.

Principali settori di occupazione degli stranieri residenti in Italia

Come mostra il grafico, gli stranieri rappresentano una quota occupazionale importante nelle varie categorie, specie in quelle meno specializzate. Rispetto ad altri Stati dell’Unione europea che richiedono manodopera altamente professionalizzata dall’estero, l’Italia è un paese che ricerca forza lavoro poco qualificata. Per cui gli stranieri residenti nel nostro Paese si trovano spesso a lavorare in settori come quello agricolo e domestico, tra i più esposti a sfruttamento, condizioni degradanti e assenza di contributi sociali.

 

Di Matteo Mercuri