Welfare e qualità della vita, un’Italia a due velocità

Welfare e qualità della vita, un’Italia a due velocità

Servizi migliori al nord, il Centro il più adatto ai giovani, Sud in coda per aspettativa di vita

“Bello il paesino, ma mancano servizi e attività culturali” oppure “Bella la città, ma questo caos la rende invivibile”: sono spesso queste le risposte che ci vengono date quando chiediamo a qualcuno com’è vivere in un determinato luogo. È infatti innegabile che le peculiarità di ogni territorio conferiscano privilegi e limitazioni a chi li vive. A dirla tutta, ad ogni fascia di età corrispondono determinate aree più adatte a soddisfare esigenze specifiche. Lo riporta la terza indagine promossa dal Sole 24 Ore sulla vivibilità del nostro Paese in relazione ai tre indici generazionali, calcolati ciascuno su 12 parametri statistici forniti da fonti certificate. Una vera e propria geografia del benessere che non fa altro che confermare il divario di welfare, offerta di servizi e vivibilità tra le aree del centro-nord e quelle del sud Italia.

È il centro Italia il territorio più ospitale per famiglie con bambini

Presenza di aree verdi attrezzate e giardini scolastici, offerta di pediatri e asili nido, incidenza della retta per la mensa scolastica sul reddito percepito: sono soltanto 5 dei 12 indicatori utilizzati per stilare la classifica delle città più a misura di bambino. Ma tra i parametri sono considerati anche i benefici che indirettamente ricadono sui genitori. Quindi qualora vi ritroviate in questa fattispecie, le regioni più adatte a voi sono la Toscana e l’Emilia-Romagna. Quattro città su cinque, infatti, appartengono a queste regioni.

Siena – in virtù di una serie di buoni piazzamenti nelle varie classifiche – è capolista davanti ad Aosta, Ravenna, Firenze e Bologna. Il Centro Italia si fa valere per la qualità della vita garantita ai bambini, conquistando anche qualche primato. Roma è prima per la più bassa incidenza delle rette delle mense scolastiche, Macerata per l’assenza di delitti denunciati a danno di minori e Prato per le scuole dotate di palestra davanti a Barletta, Andria, Trani e Lecce.

Il Sud può contare su pochi aspetti positivi: l’eccellenza di Cagliari legata alla presenza di pediatri (con Siena seconda) e quella di Nuoro per la disponibilità di spazi abitativi molto ampi. Ma in generale le posizioni occupate sono medio-basse. Crotone è ultima nei due parametri relativi alle competenze alfabetiche e numeriche dimostrate dai ragazzi di terza media in base ai test Invalsi. In questo caso, invece, ad eccellere è la città di Belluno, con un primo e un secondo posto.

L’Emilia-Romagna conquista i giovani

Ravenna, Forlì, Cesena e Ferrara: anche in questo caso l’Emilia-Romagna fa da padrone, conquistando per il secondo anno consecutivo il podio della regione “per giovani” tra i 18 ed i 35 anni. Sui 12 parametri analizzati, la città di Ravenna si attesta per dieci volte nella prima metà della classifica. È prima in proporzione alla popolazione tra i 18 ed i 35 anni e per l’offerta di concerti ed è seconda dietro a Gorizia per incremento di giovani residenti tra il 2019 e il 2023. Sotto questa voce, invece, risultano almeno dieci aree meridionali che in quattro anni hanno perso dal 10% in su di ragazzi e ragazze: le peggiori Crotone, Reggio Calabria e Isernia.

Verona è l’unica provincia che rimane sotto il livello del 10% di giovani che non studiano e non lavorano, i cosiddetti Neet; all’opposto c’è Caltanissetta con il 46%. Cuneo fa registrare il più alto tasso di soddisfazione per il proprio lavoro: qui si segnalano il secondo posto occupato da Enna e la maglia nera assegnata a Taranto, che anche per questa ragione finisce dietro a tutte in classifica generale.

Posizionamento sorprendentemente negativo anche per la Capitale. Roma con la sua 104esima posizione su 107, si rivela una città impreparata ad ospitare i giovani. In particolare, è penalizzata da un’incidenza del 76,5% dei canoni di locazione sulla retribuzione percepita. Le altre note negative sono date dall’età di parto di 33,3 anni su una media nazionale di 32,4 e dalla scarsa presenza di aree sportive in relazione alla popolazione. L’unica nota positiva dedotta dagli indicatori risulta essere la percentuale del 36,4% di laureati in relazione alla popolazione, per la quale Roma si aggiudica l’ottava posizione.

Trentino-Alto Adige, un posto dove invecchiare

Un successo ottenuto con un larghissimo distacco sulla seconda classificata. È quello di Trento, che non ha rivali in fatto di qualità della vita per gli anziani. La provincia trentina può vantare ben tre primati: per la speranza di vita (Napoli e Siracusa ultime), per l’assistenza domiciliare e per il trasporto di anziani e disabili. Da podio anche il piazzamento in base al basso consumo di farmaci per malattie croniche. Sotto quest’ultimo aspetto fa meglio di tutte Bolzano, che in classifica generale termina seconda, completando il trionfo del Trentino-Alto Adige. Da segnalare, tra l’altro, la terza posizione di Fermo, quattro volte presente fra le prime dieci, la quarta piazza di Trieste e il terzetto lombardo Sondrio-Cremona-Como al quinto, sesto e settimo posto di una graduatoria che – tra le aree comprensive di grandi città – “promuove” Bologna 30esima e Roma 32esima.

Netto il predominio di Asti in relazione all’indicatore dei posti letto nelle Rsa (oltre 61 ogni mille over 65). Nota positiva anche per il Meridione che si aggiudica il primato in quattro graduatorie: con Barletta Andria Trani per la minore quota di anziani che vivono soli, con Oristano per la presenza di biblioteche e con Foggia sia per la percentuale di infermieri sia per il modesto ricorso a farmaci antidepressivi. Per contro, proprio le problematiche che emergono da questa classifica contribuiscono ad assegnare a Massa CarraraPistoia e Lucca le tre ultime posizioni dell’indice generale.

 

di Matteo Mercuri